venerdì 28 settembre 2018

Nirmala di Molinard


Nirmala di Molinard Parfums.

"Nirmala ha 13 anni e il suo nome in sanscrito significa Pura.
Ha la pelle simile ad un pregiato taglio di seta color castagna e il sari bianco ne esalta la nuance calda.
Nirmala sorride sempre, indossa grandi fiori di Ibisco tra i capelli di lucido ebano e porta al mercato una cesta colma di frutti tropicali ed invitanti.
Sua madre ogni mattina la culla con mani intrise di olio al gelsomino, per rendere sciolti i muscoli giovani che a sera saranno indolenziti dalle troppe ore trascorse in piedi.

Sembra uscita da un quadro di Paul Gauguin anche se negli occhi ha la fierezza del popolo indiano, e non di Thaiti.
Una bellezza che esplode tra chiazze di colori, aromi suggestivi e tradizioni millenarie."

Nirmala di Molinard è gioiosa e scoppiettante incarnazione dell'India e dei suoi profumi caleidoscopici.
Il soffice Mandarino assorbe i guizzi insolenti e amari del Pompelmo, mentre il Frutto della Passione e il suo elettrizzante esotismo rendono lo start della Fragranza succulento e spumoso di accordi luminosi e fruttati.

La dolcezza del Mango maturo e baciato dal sole si accompagna ad un cuore di Gelsomino e di sensuale Ibisco.
Una nota centrale di inebriante ricchezza fiorita, una corrente calda ed avvolgente, densa come un frullato di frutta fresca che troverà epilogo in un drydown cremoso e morbido.
Un Soufflé olfattivo che si scioglie spumoso sotto le narici, solleticate da note di velours sontuoso.
Vaniglia e Fava Tonka si stiracchiano lussuriose su un letto pacato di Sandalo e Cedro.
I legni chiari sprigionano tutta la loro tonalità tenue e raffinata, pur mantenendo lo spirito tropicale ed allegro che caratterizza la Fragranza.

"Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli, vedo,
ha passato le dita il vento."
- Ghiannis Ritsos -

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Terroni di Orto Parisi


Terroni di Orto Parisi.

In Terroni troviamo il folle estro di Alessandro Gualtieri vestito di atmosfera nostalgica .
Me lo immagino rinchiuso volontariamente in un guscio di flashback il cui flusso converge nella regione natia del nonno materno, la Puglia.

Al Sud si ispira Terroni, elogio incondizionato alla sua gente passionale e testarda.
Ad un popolo che ha avuto il coraggio di lasciare le proprie terre con il cuore in lacrime e migrare verso paesi stranieri.
Terroni rosso come il sangue e che affonda nelle radici dei ricordi.
Perché il sangue non mente, e imprevedibile verrà a chiamarti quando meno te lo aspetti.
Il sangue non è acqua, e Gualtieri ha scelto di seguirne il prepotente richiamo.
Ammaliato come se fosse un canto seducente di sirene.

Una terra bruciata lasciata alle spalle per essere riportata in vita, attraverso i sacrifici, e tornare verde e rigogliosa.
Immagine vivida rappresentata dal Vetiver radicioso che si intreccia a note speziate e muschiate.
Il Vesuvio che come per incanto e come un Cupido di lava, scocca frecce di lapilli incendiari dritti al cuore dei terroni, per aumentarne l'amore per la propria terra.
Alessandro ha scelto il simbolo per eccellenza che rappresenta il Sud nonostante le differenti tradizioni che popolano le sue terre e le varie regioni, il Vesuvio.
Terroni è pelle cotta dal sole e mani callose impregnate di sigarette fumate e fumose.
È ciambelle cotte nel forno a legna, ancora fumo ma addolcito dall'aroma semplice e goloso.
È sudore che cola copioso dalla fronte dei braccianti e fazzoletti sgualciti di cotone grezzo, lasciati ad asciugare sotto il sole cocente.
È cenere che si mescola a liscivia e deterge le camicie zuppe dei contadini e quelle bianche e buone per andare a messa la domenica.
Un ciclo di elementi ed ingredienti.
Un ciclo vitale ed energico che ancora oggi protegge i suoi figli terroni.
Quelli di ieri che hanno fatto ritorno al loro paese e quelli di oggi che mai se ne sono andati.
La Fragranza è di una rude dolcezza.
Ha accordi coriacei e affumicati che si ammorbidiscono grazie al calore delle spezie, forse Cumino, poiché emerge una sfumatura salata, come di pelle sudata.

Gli zoccoli di terra ostile che si prostano di fronte alla forza caparbia dei contadini, piegandosi e lasciandosi lavorare.
Una nota cinerea, lontana, di grandi camini anneriti in cui il fuoco arde scoppiettando ed intorno, ci si scalda tutti insieme le mani intirizzite dal lavoro nei campi.
Il legno dei mobili ormai vecchi ha una connotazione olfattiva diversa, legno affumicato dalle esalazioni del fuoco acceso.
Labdano a creare un rimescolio di dolcezza cuoiata e ambrata, che si snoda denso tra la fumosita' e le crepe si colmano di lava liquorosa e amabile.
In Terroni Alessandro non usa i legni duri e secchi da lui tanto amati, ma utilizza legni bianchi morbidi e avvolgenti, confortevoli, che smussano gli spigoli dello start caliginoso e tormentato, arrontondandolo.

Come la terra da cui ha preso ispirazione.
La sua terra.

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Tikal di Anima Mundi


Tikal di ANIMA MUNDI.

Tikal è la più estesa tra le antiche città in rovina della civiltà Maya.
Tikal si trova in Guatemala, avvolta da una lussureggiante foresta pluviale, secolare custode dei maestosi resti delle piramidi edificate dalla più famosa civiltà precolombiana.
Tikal è omaggio a questo popolo e alle sue tradizioni.

Se oggi possiamo gustare il cioccolato lo dobbiamo a loro, che furono i primi a coltivare il cibo degli Dei e a miscelarlo con acqua calda, un dolce nettare che diversamente dall'uso comune di oggi, era impreziosito anche da note salate e spezie.

Un soffio gourmand si insinua dolcemente tra effluvi aromatici, fioriti e legnosi.
La fresca trasparenza del Bergamotto e l'insolenza esperidata del Limone lasciano che la tipica effervescenza venga scaldata dallo speziato Coriandolo e da una Salvia di dolce velluto aromatico.
Un'apertura che risplende come fuoco sacro, una cosmogonia olfattiva che ci riporta a prima che l'uomo moderno ponesse le sue mani curiose sui resti misteriosi e affascinanti questo popolo.
Incontaminato lo start, di una bellezza selvaggia dove gli umani rispettano la natura incontaminata, offrendole il meritato e devoto rispetto che le si addice.

Il pungente e piccante Lentisco viene esaltato dalla Noce Moscata che con il suo sentore aromatico, caldo e teneramente floreale ben si sposa con gli iniziali vivaci agrumi e le piante officinali, enfatizzando inoltre il Geranio e le sue gentili sfumature erbacee
E su tutto una colata immaginaria di lacrime dorate versate dagli Dei, Semi d'Ambra e Fava Tonka, per un jus identitario che si tinge di pallide ombre cipriate e orientali.

Nel drydown spicca la forza vegetativa dei Legni, rinforzo potente che rimanda agli usi sapienti e ai mestieri del popolo Maya.
Vaniglia, Mirra e Benzoino trovano riparo sotto a tronchi millenari e alla loro ombra legnosamente colorata di fogliame verde e corteccia marrone.
Il Legno di Guaiaco, unitamente a quello di Cedro e Sandalo conferiscono profondità ed intensità a Tikal, e le note ambrate, cremose e rotonde ne rendono la secchezza soffice.

Un viaggio a ritroso nell'anima del mondo e della terra.
Al centro e ritorno.
Anche questa volta Anima Mundi ci ha concesso di salire sulla macchina del tempo e ci ha fatto esplorare i confini e oltre dell'ancora oggi enigmatica stirpe dei Maya.

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Montecristo di Masque Milano


Montecristo di Masque Milano.

Toscana.
Isola di Montecristo.
1815 - 1838.

C'era una volta un ragazzo gentile ed onesto il cui nome era Edmond Dantès.
Prima della reclusione era un ragazzo dal cuore puro, ligio al dovere, teneramente innamorato della sua fidanzata Mercedes e devoto all'anziano e malato padre.
Il suo sguardo di benevolenza si posava magnanimo anche su coloro che lo disprezzavano.
Decisamente un animo nobile.
Mentre è in prigione subisce però un profondo cambiamento: diventa duro, vendicativo ed è ossessionato dal pensiero dei soprusi fatti contro di lui.
Perde la capacità di provare emozioni diverse dall'odio per coloro i quali lo hanno ingiustamente condotto alla prigionia.
Vive ogni situazione come un estraneo e interessato solo a portare a termine la propria vendetta, esule da qualsiasi sentimentalismo.

Il Conte di Montecristo.

E' l'equivalenza assunta da Dantès quando esce di prigione ed entra in possesso di un'enorme tesoro. La freddezza e l'amarezza che emergono da una vita basata unicamente sulla vendetta caratterizzano la falsa identità dietro cui si cela Edmond Dantès.

Al personaggio creato da Alexandre Dumas si ispira Montecristo di Masque Milano.
L'ambivalenza olfattiva della Fragranza esordisce con Rum, Cabrueva morbidamente legnosa e muschiati Semi di Ambretta.
Uno start dall'impronta maschile ma addolcita dall'Ambretta che con il suo aroma sensuale accende il Rum di leggeri riflessi balsamici e animali.
Un Balloon appoggiato distrattamente sul grande tavolo in legno, dove il vaso panciuto si lascia intiepidire dal fuoco del camino.
Mi piace immaginare un meditabondo Conte che per un momento accantona la sua sete di vendetta, ricordando il giovane Edmond e l'innocenza naufragata in un mare inquieto di dolore.
Ma è un'ombra ritenuta melensa e scacciata con veloce violenza.

Il cuore di Montecristo è ricco grazie a Foglie di Tabacco, Semi di Sedano ad evocare il drastico cambiamento emotivo con il loro sentore amarognolo e verde, mentre Cisto e Benzoino ammorbidiscono la sfumatura di Cuoio croccante e ne stemperano la secchezza.
Qualcosa del buon Edmond è rimasto, si tratta però dell'ombra di quel che era il ragazzo.

Il Conte grida rivalsa e seduto al grande tavolo si rivela per lo stratega spietato che è.
Animale ferito e smanioso di braccare le prede tanto cercate.
Hyraceum e Storace avanzano con il loro incedere animalico mentre il Legno di Cedro e di Guaiaco esalano sbuffi affumicati e ferini alternandosi a sfumature ambrate e avvolgenti.
Passo felpato e occhi da tigre il Conte.
Carnalita' corrotta ma sofisticata, graffi di artigli a sporcare l'epilogo di Montecristo.
Le sue impronte silenziose calpestano un Patchouli terroso ed elegantissimo.
Forse non tutto è perduto.

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but_not_today di UNUM


but_not_today di Filippo Sorcinelli Brand per Unum.

Una storia d'amore ed orrore quella che insolita nasce tra il Dottor Hannibal Lecter e Clarice Starling.
Storia che ha ispirato but_not_today, ultima creazione di Unum.
Come Ridley Scoot diresse il movie Hannibal, Filippo Sorcinelli è magistrale regista di questa singolare e viscerale Fragranza.
Un groviglio olfattivo da cui emergono i due personaggi protagonisti, le loro emozioni e i ruoli che interpretano.
Hannibal, raffinato esteta, psichiatra e amante di tutto quel che rappresenta il bello, nonostante l'insana passione per il cannibalismo e la giovane e determinata agente dell'FBI, Clarice.
Il male ed il bene, che grazie ad una palpabile attrazione elettiva e non solo, si sfioreranno oltre il dovuto, incapaci di fermarsi ma senza oltrepassare la linea di non ritorno.
but_not_today è evocazione della scena finale in cui Hannibal, dopo essere stato salvato da Clarice in uno scontro a fuoco, si amputa la mano ammanettata pur di non farle male.
Dichiarandole il suo amore senza parlare, ma attraverso un gesto che urla potente.
Clarice che nello stesso modo muto, lascerà che una lacrima le scivoli sul volto.

but_not_today si apre con note metalliche.
Esse sono il sangue con il suo ferrugginoso odore, ma anche le manette con cui Clarice lega se stessa ad Hannibal per poterlo arrestare ed evitarne così la fuga.
È l'odore dell'adrenalina e della paura, che serpeggia in entrambi, accorciando i respiri.
È l'odore degli agnelli sgozzati che ancora popolano gli incubi della donna, del freddo metallo della sua pistola e quello delle tante vittime di Lecter.

Poi una dolcezza intensa si fa strada, innocenza candida che si sprigiona da un Giglio immobile.
La purezza di Clarice, la redenzione e il perdono che deve concedersi, ma è anche  Giglio rosso sangue, simbolo di Firenze, con cui a sua volta si immedesima The Cannibal, paragonando la sua anima alla città.

Ancora entrambi racchiusi nella stessa nota, fusione di due, intreccio olfattivo dominante dove non esiste prevaricazione.

Poi il Giglio si asciuga, pur rimanendo ben presente e diventa polveroso e retrò, lasciando  emergere scene sfumate.
Hannibal che ammira i faldoni contenuti nella antica biblioteca di Palazzo Capponi.
Hannibal che siede al massicio e odoroso tavolo in legno, mentre scrive a Clarice.
La tappezzeria damascata e le pesanti tende rosse come il sangue.
La maschera di detenzione in cuoio e la fondina dove giace dormiente ma pronta la pistola di Rinaldo Pazzi.
Il suono del pianoforte, morbido e secco, mentre dimostra di eccellere anche come musicista.
I busti degli avi rispolverati dalle cantine umide che Scott ha voluto in scena.
Nota difficile da spiegare, sai solo che c'è e che c'è sempre stata, da tempo immemore.

Ancora note oscure ed animali che sono rappresentazione dei due e di quel che scorre tra i due.
Una corrente di vibrazioni animaliche, che sa di sesso ed attrazione ma si percepisce imbrigliata, trattenuta e non consumata.
Quindi ancora più energica.
L'elettricità di quel bacio a fior di labbra a cui Clarice non cede ma a cui Hannibal anelava sin dal loro primo incontro a Baltimora nel film "Il silenzio degli innocenti".
Baltimora.
Importante Baltimora, poiche' l'olfatto sovrasviluppato del Dottore gli consentirà di fiutare l'agente Starling, proprio come gli animali fiutano i loro simili.
Celebre la frase da lui detta e da cui prende il nome but_not _today. (ma non oggi)
"Tu usi Evian come crema idratante...e qualche volta porti l'Eau du Temps ma non oggi".
E poi Lecter con il sangue copioso che zampilla dall'arto amputato che fugge come animale braccato dalla polizia in arrivo.
E che ancora animale fiuta Clarice e il desiderio che lei avrebbe di curarlo.
Ma ormai è tardi.

Ecco.
Questa è l'ultima creazione di quel genio artistico che è Filippo Sorcinelli.
Perché forse il sangue ha lo stesso profumo dell'amore.

- Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncero' alla mia volonta' di seguirti -
W. Shakespeare

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lunedì 24 settembre 2018

Smoke of God di Simone Andreoli


Smoke of God di Simone Andreoli - Diario Olfattivo.

"Un viaggio nel deserto dove alzando gli occhi al cielo si possono vedere le stelle incastonate in un manto di velluto color blu notte.
Costellazioni insolite che si animano fino a diventare immagini divine e tu non sei piu' solo in quel nulla assordante.
Preghi tacendo, a te stesso e a qualcuno di piu' grande e trascendentale.
È un viaggio necessario e da cui farai ritorno profondamente mutato nello spirito.
Nella notte scura come l'inferno sarai abbracciato dagli Dei e dal loro fumo sacro."

Smoke of God è l'ultima Fragranza creata da Simone Andreoli.
Un viaggio interiore dove la ricerca di una lucidità consapevole viene evocata dagli Incensi.
Non c'è staticità nell'impiego delle resine bensì, attraverso un uso sapiente delle stesse, Smoke of God sale in alta quota diventando luminoso e rarefatto, rotolandosi in ariose acrobazie per poi tornare in una dimensione terrena.
Evocazione profonda di un percorso extracorporeo fortemente voluto.
Fino a Dio e ritorno.

Smoke of God si apre con il leggero e fresco Incenso della Somalia, uno start di balsami che diviene un crescendo grazie all'Elemi dalla sfumatura limonata ed allo Styrax ambrato e finissimo.
Si spinge in alto e lo fa ancora di più, una ascesa maestosa, quando il cuore trova  avvolgenza balsamica con il Cashmere morbido e lucente, mentre Assenzio proibito e legnoso Amyris si perdono tra fugaci ombre di canfora mentolata.
Un cuore di impeccabile astrazione olfattiva che si snoda in un accordo che si colloca simbolicamente tra sacro e profano.
È ora di scendere nuovamente e Simone lo fa chiudendo Smoke of God con un drydown di Incenso dell'Oman e Cuoio.
Un finale che accorpa le nuance resinose presenti dall'esordio della Fragranza con una impronta meno immateriale.
Il Cuoio restituisce corpo e rotondità attraverso lievi sentori tabaccati, mentre l'Incenso diventa di una opulenza leggiadra, asciutta e dolcemente grezza
Non vi è traccia delle fumigazioni ecclesiastiche che troviamo imperlate nei muri umidi e secolari delle chiese.
Ma una spirale argentea e libera che sale fino al cielo per poi ridiscendere e arricchire chi i viaggi difficili li sa affrontare davvero.
Quelli che non vanno verso, ma si dirigono dentro.

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venerdì 21 settembre 2018

Fàra di Antonio Alessandria


"Lu cioscu è nu niguzziettu ppi la vìnnita di vìppiti frischi priparati ô mumentu. La storia di li cioschi si perdi ntô tempu e la sò urìggini s’attrova sicuramenti nta li “acquaroli” ; chissi eranu vinnituri ambulanti di acqua e zammù o acqua e limuni e eranu prisenti nta quasi tutti li paisi dâ Sicilia e, speci nta la stati, dàvanu nu sirvizziu assai apprizzatu di tanti cristiani ‘n cerca di rifriggeriu." (Wikipedia)

Fàra di Antonio Alessandria Parfums.

Una delle novità più belle presentate a Pitti Fragranze.
Sarà che durante l'evento a Firenze il caldo afoso era insopportabile e che a parer mio Antonio Alessandria è uno dei Nasi più talentuosi nel panorama italiano.
Sarà che l'ho bevuto, prima con gli occhi grazie ai colori sgargianti di limoni succulenti e della menta verde brillante, poi avidamente con le narici, che sono state invase da una freschezza gelata.
Puro refrigerio olfattivo che lascia senza parole.
Antonio ha dato un profumo anche al ghiaccio.

Catania.
Una giornata di fuoco, dove l'aria proveniente dai deserti sabbiosi algerini ha raggiunto la Sicilia e l'aria brucia i polmoni tanto è rovente.
Poca gente in giro, la siesta si fa anche qui, bisogna cercare di sopravvivere a quel bollore violento che ti fonde perfino le viscere.
Unico modo per ripararsi dal sole e alleviare la sete è cercare un chiosco,  ingollando praticamente senza respirare la bevanda analcolica.

Fàra si ispira a questa bibita composta da Seltz, sciroppo di Menta, succo di Limoni e Sale.
Il sale è utile per reidratare il corpo dall'interno data la grade dispersione corporea di sali minerali dovuta all'eccessiva sudorazione, mentre gli agrumi e la menta riversano la loro freschezza anche sulla pelle.
Ristoro per lo spirito quanto per il corpo.
Le labbra appoggiano ingorde sul bordo del bicchiere e tale e' la fretta di trangugiare la bevanda dissetante che nessuno si preoccupa se rivoli abbondanti della stessa colano su mento, labbra e petto.

Limone, Bergamotto, Finger Lime e Menta aprono Fàra con la luminosita' trasparente ed effervescente degli agrumi.
Perfino le papille gustative vengono colpite e fanno aumentare la salivazione grazie alla raffinata acidita' dei frutti, esaltata dalla Menta fino a creare uno start ghiacciato.
La Magnolia, con la sua sfumatura limonata stempera il suo aroma intenso in un accordo di Sale e Acqua che unitamente al sinuoso Cumino sono interpretazione ed evocazione di una pelle sudata e della conturbante sensualità che da essa si irradia.

Fàra si chiude con Legno di Cedro, Incenso, note ambrate e muschiate che si amalgamano a tutta la Fragranza, conferendole un'eleganza innata ed una fiera capacità di attrazione.

La tradizione siciliana tanto amata e rispettata da Antonio Alessandria gli ha regalato nuovamente un'ispirazione da cui è nato un capolavoro.

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lunedì 10 settembre 2018

Homage to Hemingway di Masque Milano


Homage to Hemingway di Masque Milano.

Ultima Fragranza di Masque Milano presentata ad Esxence e creata dal Naso Fanny Bal, dove troviamo un Vetiver lavorato ad arte in omaggio ad Ernest Hemingway.

Homage to Hemingway ci porta lontano questa volta.
Siamo a Pamplona, dentro ad un'arena e la corrida sta per iniziare con il suo macabro spettacolo di sangue.
Poi Cuba con la sua vitalità e la sua dignitosa povertà, i muri dipinti, piatti di platano fritto e scodelle sbeccate di Ajiaco.
Ma anche Parigi e i bistrot, Le Figaro tra le mani e baguette ancora calde e dalla crosta croccante.
E l'Italia, da lui affettuosamente soprannominata Wopland, la terra "spaghettosa" di cui si innamorò follemente quasi come fosse stata una donna dai fianchi mediterranei in carne ed ossa.
Anche i personaggi maschili vigorosi e stoici che animano i romanzi di Hemingway sono tutti racchiusi in questa Fragranza e trovo che il loro mostrare grazia in situazioni di disagio sia il concetto da cui possono partire le mie impressioni.
Grace under pressure.
La grazia che Fanny Bal è riuscita ad estrarre da una delle note più difficili e ambivalenti, il Vetiver.

Vetiver di Haiti, di Java e Vetiver Heart che con massima precisione si compensano, smorzando le parti troppo terrose e umide di uno e rendendo leggera e ariosa la secchezza speziata dell'altro.
In sostanza nasce un quarto Vetiver bilanciato in maniera eccelsa.
Zenzero e Rabarbaro in apertura, che presentano un verde iniziale fresco e amarognolo, un soffio iodato che si amalga ad una punta leggermente acida, accordo che spianera' la strada al cuore di Vetiver.
Homage to Hemingway diventa ora caos ordinatissimo, tutte le sfaccettature odorose della pianta e le sue declinazioni investono le narici in un altalenarsi di secchezza, terrosita', generosità e umidità, nulla prevarica ma convive in una armonia di melange verde.
Maschia robustezza nel drydown grazie al Legno di cedro, le mani di Santiago ancora forti nella lotta contro il Marlin e il Cuoio che fodera le corna delle vaquillas in Fiesta.
Infine Patchouli, custode diplomatico che richiama ulteriormente il nerbo dei legni e la fangosita' della terra.

C'è tutto in questa Fragranza, tutta la vita di Hemingway, persino la melma in cui ad un certo punto la sua mente iniziò ad affondare, portandolo a compiere il tragico gesto che pose fine alla sua esistenza.

Mi permetto di affermare che Homage to Hemingway diventerà iconico esempio di perfezione nei Profumi in cui la nota protagonista è il Vetiver.

Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.
(Il vecchio e il mare)

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Baraonda di Nasomatto


Baraonda di Nasomatto.

Caos primordiale e cosmogonie alcoliche.
Caos+Logos e il principio passione.
Sguardi allucinati e occhi iniettati di sangue.
Estasi superalcolica che stordisce e annebbia.

Alessandro Gualtieri si è ispirato al romanzo clandestino russo Mosca-Petuški di Venedikt Erofeev per creare Baraonda.
Ma io ci trovo anche una dose abbondante del buon vecchio Bucowski e della beat generation.
Stati alterati e visionari, dove il tempo si snoda tra figure borderline, grottesche e inamidate di tragicomica surrealita'.
Un viaggio dove il sogno e la realtà hanno confini labili e pressoché inesistenti.

Baraonda ha uno start liquoroso e robusto, un whisky torbato di quelli che bevi quando è inutile sprecare una serata intera sorseggiando vino, per poi tornare a casa praticamente sobrio.
Un whisky affumicato e pieno, di quelli che devi buttare giù velocemente e infuoca gola e viscere tanto è poderoso.
Un carattere scontroso che avvolge le narici con la dolcezza dei frutti rossi macerati nell'alcool, mitigandone il vigore.

Poi Baraonda cambia, drasticamente ma senza troppa fretta.
È un'ubriacatura lucida e ponderata, per quanto il finale sia prevedibile.
La Rosa è l'amante a cui l'ubriacone viaggiatore decide di far visita e che nel romanzo viene mostrata solamente attraverso il buco della serratura.
Questa ovviamente è la mia visione, tenetene sempre conto.
Voyeuristica questa Rosa, che non è protagonista e osserva con voluttuosita' gli amoreggiamenti etilici delle altre note.
Baraonda ritrova l'ordine, da caos diventa "logos",  ovvero la capacità direttiva che ristabilisce l'ordine.

Nel nostro caso l'ordine è anche olfattivo, poiché la Fragranza dopo l'apertura potente esala anche sbuffi mielati e fumate di latte alla vaniglia e caramello.
Che mica te li aspetti eh !!!!
Ma chissà, forse Alessandro Gualtieri ha voluto evocare la sensibilità disarmante che emerge negli ubriachi, o forse semplicemente voleva creare ancora più confusione prima di porre fine alla baraonda.
Perché dal caos puoi uscirne solo entrandoci davvero e intero.
O puoi scegliere di rimanerci, ma questo è un altro paio di maniche.
Baraonda si chiude con accordi legnosi, ambrati e una presa di tabacco, il dopo-sbronza se vogliamo.
Hai un filo di mal di testa ma ti sei divertito, svagato, forse sei anche caduto, ma tanto cervello non ricorda e cuore non duole; ginocchia dipende.

"Mi ero addormentato sul divano e avevo la schiena incollata alla logora pelle marrone.
Fortuna che oggi le sigarette si spengono da sole, sennò avrei dato fuoco a tutto.
Bocca arsa e occhi cisposi, non male.
Osservo il bicchiere e amorevolmente una minuscola perla ambrata mi guarda.
Butto giù e inspiro.
Dicono che per farsi passare la sbornia, bisogna ricominciare dall'ultimo drink che si è bevuto.
Vediamo se hanno ragione."

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Ph Credits: Crime Passionel

giovedì 6 settembre 2018

Tau di Onyrico

Tau di Onyrico.

"...Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui."
- Cantico delle Creature -

Tau trae mistica ispirazione dalla Santa figura di colui che compose il piu' grande inno d'amore verso Dio e tutto il suo creato.
Il suo nome era Francesco Bernardone ma il mondo lo avrebbe amato, con devozione, come S. Francesco d'Assisi.

Non e' semplice scrivere di questa specialissima Fragranza, poiche' e' incrostata di profonda semplicita', penitenze, digiuni e ritiri spirituali nella natura piu' verde e incontaminata.
La cosa piu' sconvolgente e' che contiene i tratti ascetici di S. Francesco, cosi' come quelli piu' umani.
Il Cuoio ad evocare i sandali del frate, consunti ma ruvidi contenitori di piedi che non si sono mai stancati di pellegrinare.
Verde, marrone e grigio si fondono per ricreare i luoghi in cui Francesco meditava e lavorava, un sentore di macchia mediterranea che emerge ed avvolge.

Il Lentisco con la sua sfumatura pungente, piccante, leggermente muschiata e con  sottotono resinoso si sposa con la freschezza balsamica e fruttata delle Bacche di Ginepro, creando un intonazione purissima e intrisa di sacralita'.
Il Pino odoroso di bosco e' intimo e caldo giaciglio di fortuna.
Nulla di ecclesiastico, semplicemente un rimando silvestre e boise' ad un rapporto con la natura nella sua forma piu' armoniosa ed essenziale.
Cuoio e Pepe Nero asciugano Tau ma senza conferire secchezza o speziature eccessive; un vero Cantico questo Profumo, grazie al magnificente mescolio di Maurizio Cerizza che ha ricreato i silenzi, i luoghi e il cuore umilissimo del Santo umbro.

La natura e' gioia e luce, non vi e' tetritudine in essa e Geranio e Bergamotto effervescente fanno filtrare la luce anche nella grotta piu' buia, alleggerendo la parte aromatica di Tau.
Nulla di greve, bensi' un respiro a pieni polmoni di tanta beatitudine olfattiva.
E' il sole che si riflette nei capelli biondi di S. Chiara mentre prega con Francesco.
Il fondo legnoso, e' rosario sgranato, pelle imperlata di sudore e ginocchia sbucciate e sanguinanti per aver baciato troppo a lungo la dura pietra.

Siamo nella parte piu' contemplativa della Fragranza, Betulla, Legno di Cedro e Labdano per far nascere un fondo resinoso e denso, dal sapore antico, deciso e dolce. Il Muschio di Quercia si scalda a contatto con il Labdano, e diventa calore di candele, fumigazioni leggere di incenso e preghiere sussurrate, in una fusione di aria e terra.
Di mortale e di divino.
Francesco diventa lui stesso il Tau che aveva tanto amato portare al collo.

"Cominciate col fare il necessario, poi ciò c
Di mortale e di divino.
Francesco diventa lui stesso il Tau che aveva tanto amato portare al collo.

"Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile."
- S. Francesco d'Assisi -

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Vesevius di Coquillete Paris


Vesevius di Coquillete Paris.

C'è voluto molto tempo affinché io trovassi le parole giuste per raccontarvi la favola di Vesevius.
Ad oggi non sono ancora convinta di averle trovate tutte e giuste, ma ci proverò.
Vesevius racchiude in sé una piramide olfattiva complessa ed è altrettanto complesso estrapolare la singola nota.
Vesevius è una tarantella. Scandita ,battuta , allegra e serrata.
La vorresti ascoltare ma poi rinunci perché la musica ti trascina e tu vuoi solo ballare, ballare e ballare.
Godendoti il momento.

A Rosa.....
E' come se ci avessi messo dentro la bellezza di Napoli. Napoli o si ama o si odia. Ma non può lasciarti indifferente.
A me fa venire in mente gli strilloni che vendono il brodo di polpo caldo con dentro la scorza di limone. I panni stesi e i mille caffè che tutti mettono su per tutti.
 I quartieri spagnoli e i corni rosso sangue.

Come il sangue di San Gennaro e il pomodoro sulle pizzelle.
Il Principe De Curtis e la sua livella.
 I rifiuti che sommergono Napoli ma non la sua anima pulita dentro.
Il Golfo e il suo profumo salino.
 Pompei ed Ercolano ferme in un silenzio di morte cinereo.
I fiori freschi per le anime pezzentelle .
Folklore, religione e tradizione.
 E su tutto il grande Vulcano, che osserva i suoi figli. I loro peccati e le loro buone azioni.
 I corrotti e gli innocenti. Indeciso se far scendere le sue lacrime di fuoco o risparmiarli dalla furia incandescente.
 Vesevius ha svelato la bellezza di Napoli al mondo.

È buono Vesevius , buono da commuovere.
Luminosissimo grazie all'Oud dell'Amazzonia e verde e balsamico perché Rosa ci ha messo il Galbano.
Morbido invece nel  drydown dai toni ambrati e legnosi.
Sa di pini marittimi e di aghi caduti a creare un manto soffice e aromatico; cime svettanti accarezzate dall'alito iodato del mare.
Alberi dove agrumi polposi maturano al sole e pazienti attendono di essere raccolti.
Di grandi fasci di Rose e mazzi di Lavanda.
E ancora di Mirto e Rosmarino, vivido omaggio ai sentori mediterranei.
Vesevius sa di mora golosa e polvere di Zafferrano.

Di fiori belli e selvaggi ,cresciuti all'ombra del Vulcano.
Ginestre color del sole nate nella terra arida e carnose Orchidee .
Ma poi come fai a spiegarlo Vesevius che è tutto colore e luce e vita ?
È un baba' dolce dolce con quella punta liquorosa che ti fa pizzicare la lingua.
È una festa questa Fragranza .
Una festa dove grazie alla generosità di Rosa Vaia, siamo tutti invitati a partecipare.

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SONG FOR A RISING SUN di Homoelegans

SONG FOR A RISING SUN di Homoelegans.

S. Francisco.
Anno 1967.
Scoppia quella che rimarrà la rivoluzione pacifista per eccellenza.
La Summer of Love, l'estate dei figli dei fiori, del Flower Power, di una generazione che crede che il mondo possa cambiare grazie all'amore.
I giovani sono vestiti con mille colori, indossano ghirlande di fiori tra i capelli rigorosamente lunghi per ambo i sessi, occhialini tondi alla Lennon e guidano pulmini Wolkswagen scassati e riempiti di simboli della pace e fiori stilizzati.
Gilet scamosciati incrostati di perline, gonnelloni Made in India, piedi scalzi e chili di collane e bracciali tintinnanti.
Brucia l'incenso, e l'aria diventa satura di misticita' e di volute di fumo decisamente più profane.
Patchouli per tutti e su tutti.
Strimpelli di chitarra si fondono al ritmo battente dei bonghi, le mani seguono la cadenza e le voci cantano canzoni di protesta.
Sono figlia del mio tempo, ma questi anni li avrei voluti vivere, pienamente e assolutamente.

SONG FOR A RISING SUN , è tributo a quell'estate che segnò un'epoca e le generazioni a venire.
Un inno intonato all'alba, al sole che sorge e con esso la speranza che il giorno, ogni nuovo giorno, ci offre.
Un saluto mormorato all'astro nascente, con le scarpe buttate lontano e la rugiada che fa solletico al cuore e ai piedi nudi.

La nuova Fragranza di Homoelegans si apre con note di Limone, Erba tagliata, Foglie di Ananas, Camomilla romana ed Elemi.
Agrumi che si stemperano nei fiori che a loro volta sfumano nella resina.
Un jus che racchiude freschezza, dolcezza balsamica e sfumature fruttate.
Accordo erbaceo che diventa fogliolina vellutata di aromatica Salvia al profumo di Ananas.
Ora, ho spesso intuizioni fuori dall'ordinario, e cercando le foglie di Ananas, il buon vecchio Google mi ha portato a scoprire la Salvia Elegans, le cui foglie assumono oltre al polveroso e tipico aroma, anche una sfumatura olfattiva riconducibile al frutto esotico.
Elegans è anche parte del nome del Brand, chissà se il Naso ha voluto giocare anche con questo aspetto; io mi diverto a pensare di si.

Uno start leggero e spensierato, una corona di camomilla al sentore di mela, dove il giallo, il verde e il bianco sono i colori del prato e i suoi profumi.

SONG FOR A RISING SUN acquista poi profondità, grazie al Cardamomo, al Cumino, all'Hashish e al Whiskey.
Un cuore aromatico e penetrante ma leggero, anche lui spensierato, nonostante le note utilizzate abbiano di per sé un discreto vigore.
Ricordiamoci che siamo scalzi, su un manto erboso verde speranza e...vabbè, abbiamo messo dei fiori nei nostri cannoni, per citare un noto slogan in auge negli anni sessanta.

Ci vuole leggerezza, e la mano di colui che ha creato questa Fragranza ha mantenuto la sconsideratezza genuina di chi vuole e sa uscire dalle righe.
Not property of society.

Un drydown orientaleggiante, dove io scorgo un'ulteriore omaggio alla direzione in cui il sole si leva, ad Oriente appunto.
Sandalo, Cedro dell'Atlante, Ambra e Muschio,
sprigionano l'essenza della libertà, degli ideali e di quell'uragano potente che smosse gli animi di tanti giovani, oppressi da un Vietnam che mieteva vittime e faceva paura.
Ma la voglia di vivere prese il sopravvento.
Caldo, avvolgente e morbido.
Forse la speranza aveva proprio questo profumo.
Allora come oggi.

"A scuola mi chiesero come volevo essere da grande.
Io scrissi "essere felice".
Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita".
- John Lennon -

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Bombay Bling di Neela Vermeire Creations

Bombay Bling di Neela Vermeire Creations.

Ci sono milioni di immagini che ritraggono l'India e ne ho scelta una praticamente a caso, dopo una ricerca estenuante.
L'India non ha bisogno di filtri.
È un'esplosione di colori, profumi, sapori e tradizioni millenarie.
Le persone hanno gli occhi scuri più della notte e sorrisi di un bianco accecante.
C'è una fierezza in quegli sguardi che mi ha sempre stretto il cuore.

Bombay Bling è espressione di tutto ciò.
I profumi dei Flower Market, dei cumuli ordinati di frutta succosa e variopinta, di piccoli vulcani conici color dell'arcobaleno di pigmenti e spezie e ancora dei sari preziosi stesi ad asciugare al sole e file e file di bangle vivaci.
Bombay Bling è New Delhi, Madras, Benares e Mumbai.
È Madre Teresa di Calcutta, Rabindranath Tagore e il Mahatma Gandi.

E' Shiva, Ganesh, Kali e il sacro insieme dei testi delle Upanishad e il fulcro della Bhagavadgita.
Gli elefanti e le mucche abbelliti con sontuosi decori e il Gange.
È Bollywood, i taxi che diventano opere d'arte grazie agli psichedelici graffiti e le polveri policrome dell'Holi Festival.

La Fragranza si apre con Mango e Litchi, Ribes nero, Cardamomo, Cumino e Cisto.
Vera e propria denotazione olfattiva dove la frutta si mescola al calore delle spezie intense e ad un balsamico e ambrato Labdano.
Una macedonia di frutta tropicale dolce e fresca, dai toni acerbi e verdi, croccanti e succulenti.
Le spezie con il loro alito forte, piccante e venato di dolcezza pungente rendono lo start di Bombay Bling un caleidoscopio di energia localizzata e contemporanea.
Happy India.
Una passeggiata in una foresta folta e verdeggiante colma di frutta e fiori.
Perché di fiori bianchi, esotici e cremosi è intriso il cuore di Bombay Bling.
Rosa, Gelsomino Sambac, Ylang-Ylang, Gardenia, Frangipani e Tuberosa.
Donne e bambine in ogni angolo di strada con fiori tra i capelli e ghirlande al collo, ornamenti fioriti per adornarsi con la bellezza perfetta dei boccioli.
Le note si distinguono e si confondono in una poesia di accordi che formano un canto solista coinvolgente ed eclettico.
Spicca la delicatezza e la forza di una nazione che nonostante gli anni di povertà estrema, non ha mai chinato il capo, rendendo i suoi colori sempre più vividi e vivaci.

Il drydown vede Patchouli, Tabacco, Legni bianchi, Cedro, Sandalo e Vaniglia.
Ancora calore e dolcezza, profondità meditativa e pervasa di morbidezza legnosa e intensa.
Spiritualità e trascendenza.
Un mantra che riporta al sé interiore, ai Sahdu, gli asceti mendicanti, e ai fachiri.
L'India ha deciso di regalare la sua allegria al mondo, nonostante il mondo abbia invece deciso di relegarla in un angolo.
Ad oggi abbiamo una nazione in crescita, in rivincita e in odor di miracolo per quel che riguarda l'economia.
Perché in India tutto può succedere.

Grazie a Neela e a Bertrand.
Avete reso liquida l'anima di un grande popolo.

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Angelo di Fiume di Linari Finest Fragrances

Angelo di Fiume.
Linari Finest Fragrances.

Lamponi e Ciliege in gabbia croccante di Caramello all'Arancia.
Potreste pensare che sia una nuova ricetta di Iginio Massari, mentre invece è il goloso Profumo di Linari, Angelo di Fiume.
Accordi gourmand, note floreali e armonie fruttate per un angelo dalle ali candide e lo sguardo insolente.
Caramello bruno e fumante, quasi fumoso nel suo avvolgere la pelle come crosta appiccicosa.
Fiori bianchi e frutti rossi.
Lamponi carnosi, ciliege lucide, gelsomino e petali di rosa.
Una goccia di sangue sulla neve, il dito di Aurora punto dal fuso, la rosa di Bella. L'innocenza e la malizia.
Vaniglia cremosa e al sapore di latte condensato e poi Sandalo, Patchouli e Benzoino per sfumare il calore dolce del caramello e trasformarlo in un fondo morbido e vischioso.

Una Fragranza celestiale e diabolicamente deliziosa per gli amanti dei Profumi gourmand.

"Diceva un marito geloso alla moglie: Non t'accorgi, Diavolo che sei, che tu sei bella come un Angelo?"
- Giacomo Leopardi -

Kaon Store Fine Perfumery Distribution www.kaon.it

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Ph Credits Manuela Fortuna


mercoledì 5 settembre 2018

Pacific Park di Simone Andreoli-Diario Olfattivo

Pacific Park di Simone Andreoli - Diario Olfattivo.

Se avete più o meno la mia età, classe 1978, non potete non ricordare quelle bustine colorate che si chiamavano Frizzy Pazzy.
Consistevano in una polverina granulosa che una volta messa in bocca scoppiettava fino a farti lacrimare gli occhi.
Oppure, altro ricordo indelebile, quei succulenti spiedini di frutta caramellati che venivano venduti in spiaggia, in Riviera romagnola almeno, che quando li addentavi si sentiva il crac del caramello tre lettini più in là e poi bisognava correre a lavarsi le mani altrimenti si rimaneva appiccicati dappertutto.
Ecco, Pacific Park è gioiosa evocazione di momenti come quelli che ho appena descritto.

Perché al di là del dove e del quando, ricordare attimi della nostra giovinezza e infanzia crea un luna park immaginario dove possiamo entrare a nostro piacimento e fare giri sulle giostre illimitati.
In sottofondo c'è il dolce e candido Mughetto e intorno gli scoppiettano note di frutta, Caramello, Vaniglia e Muschio Bianco
La parola scoppiettare mi lampeggia tipo neon da sala giochi nel naso e nella mente.
Scoppiettano rumorosi i pop corn nella padella,  scoppiettano le castagnole buttate a terra per Carnevale e ancora scoppietta la marmitta del primo sgangherato Ciao.
Vecchi ricordi simpatici che scoppiettano attorno alla vita presente.
Pacific Park si apre con uno start di zuccheroso Mandarino, Pera farinosa e fresco Ribes Nero, goloso come una caramella alla frutta gommosa, di quelle che da grande impari a farti sciogliere in bocca ma che da bambino mastichi tutta e subito.
Mughetto e Caramello nel cuore ma percepibili immediatamente, un sottofondo ho scritto prima, come se fossero colonna sonora di questi flashback che balenano alla mente.
Un fiore bianco che spande il suo innocente e dolce profumo fino ad avviluppare le altre note, rendendole ancora più nostalgiche ed evocative, costringendo ad un piacevole  viaggio a ritroso; una macchina del tempo Pacific Park.

Vaniglia e Muschio bianco chiudono la Fragranza che in realtà è visione olfattiva dall'esordio, potente e immediata.
Comfort zone imbottigliata in cui estraniarsi per ritrovare le cose buone.
E belle.

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Seminalis di Orto Parisi

Seminalis di Orto Parisi.

Seminalis è uno di quei Profumi che si vive e che non merita di essere rinchiuso in una gabbia di parole.
Un Profumo del genere lo limiti con un semplice testo scritto, ma non temo le sfide e quindi cercherò di raccontarlo.

È unto, burroso, oleoso e lubrificato.
È amore e umore.
Latteo, lattiginoso e cremoso.
Ha una sensualità sessuale ma senza identità.
È androgino, ermafrodito e bisessuale al contempo.
È primordiale e animale, istinto razionale del corpo, estremismo fisiologico di cui siamo semplici contenitori nonché spettatori paganti e impotenti.
È ciclo vitale, linfa che sgorga potente in lacrime opalescenti e dal gusto crudele.
Essudorazione che viene accolta e raccolta.

Ed è proprio l'androginia a caratterizzare olfattivamente Seminalis.
Combinazione ambigua di note maschili e femminili che coesistono fino a dare l'impronta definitiva ed insolita a questa Fragranza.
La parte femminea è floreale, accogliente e con sentori di biscotti inzuppati nel burro fuso.
Potrebbe essere Mughetto, il cui nome scientifico è Convallaria Majalis, nella sua nota più intensa e dolce.
Innocente quanto letale se ingerito, innocuo solo nella sua parte più nascosta, ovvero il rizoma.
Ed è proprio una nota che non riesco ad identificare, forse burro di Iris, che trasforma il delicato fiore in una radice tuberiforme, sotteranea e protetta da un luogo buio e umido. Si sviluppa una sfumatura penetrante, sensuale e calda.
La parte virile è legnosa, vibrante ed eretta.
Bestiale nella sua parte muschiata, così simile all'odore del corpo umano e imponente nel suo inglobare senza pietà le altre essenze e per assurdo subendone le contaminazioni.

Sandalo, Muschio e Patchouli quindi e forse, ma Alessandro Gualtieri è un illusionista per quel che riguarda le note che compongono le sue creazioni, quindi non mi pongo troppe domande e proseguo il mio viaggio.
Un rimescolio fondente e amaro, una micro punta acre e metallica che invisibilmente stilla da Seminalis ad un certo punto, evocazione impercettibile dell'apice.
Devi cercarla morbosamente, forse più illusione che vera celebrazione seminale.
Ma c'è, innegabilmente c'è.
Un equilibrio pervade Seminalis dal suo esordio fino all'epilogo.
Un equilibrio che neanche Gualtieri ha voluto stravolgere troppo, nonostante la sua istrionica personalità.

Perché forse non sapremo chi siamo e dove andremo, ma tutti sappiamo da dove veniamo.

L'affascinante mistero della vita.

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Tuberosis di Laboratorio Olfattivo

Tuberosis di Laboratorio Olfattivo. Tuberosis appartiene alla Masters' Collection e nasce per mano del Maitre Parfumeur Jean-Claud...